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L’architetta Magdalene Schmidt è affascinata da Arnaldo Ronca, l’architetto dell’Eurotel a Merano, ritiene che la riqualificazione e la fusione tra architettura storica e contemporanea nel rione Steinach siano state un successo e ama lo spaccato sulla storia della città offerto ai visitatori in particolar modo dal cimitero ebraico e da quello protestante.
Quand’è che l’architettura moderna ha iniziato a prendere piede in Alto Adige? E quando a Merano, esattamente?

Le idee degli anni che hanno visto il tramonto dello storicismo e l’alba di cambiamenti e innovazioni radicali sono poco presenti negli edifici altoatesini di costruzione antecedente la Prima Guerra Mondiale. Il modernismo cominciò ad affermarsi in Alto Adige solo negli anni Venti del Novecento. Alcuni esempi in tal senso sono la Villa Settari di Lois Welzenbacher, l’Hotel Briol di Hubert Lanzinger, entrambi situati a Tre Chiese, e l’Hotel Monte Rosa sul Passo Sella di Ivo von Tschurtschenthaler. A Merano, questo linguaggio architettonico è riscontrabile a Villa Duse o a Casa Diesbacher in via Maia, in alcuni edifici singoli in via Galilei e in via Alfieri, tutti realizzati negli anni Trenta. Non vanno dimenticati gli edifici e i complessi costruiti a Merano in stile razionalista italiano, come l’ex “Casa del Fascio” o il complesso dell’ippodromo di via Palade e via Enrico Toti. L’architettura degli anni '20 e '30 viene documentata in maniera eccellente nel libro di recente pubblicazione “Less is more, Moderno a Merano, 1920-1940”.
Merano è aperta all'architettura contemporanea?

Come in altri Comuni dell'Alto Adige, anche a Merano vi sono numerosi edifici di architettura contemporanea, se si prendono in considerazione gli ultimi trent’anni. Questi sono edifici scolastici, residenziali e alberghieri, descritti anche nella letteratura specializzata. Tra gli edifici degni di nota vanno annoverati il Passaggio in Piazza Duomo, la casa per eventi vicino alla chiesa di Maia Bassa, gli edifici delle Terme Merano, le case di cura e residenze per anziani St. Josef, nonché numerosi edifici residenziali privati nei vari quartieri della città.


Vi sono degli esempi che testimoniano la riuscita della combinazione di elementi storici e contemporanei nell'architettura meranese?

Incontri tra storico e contemporaneo si trovano soprattutto in via Portici e nel rione Steinach. In questo contesto sono degni di menzione la ristrutturazione di una casa sotto i Portici per l'associazione Merano Arte, e un edificio commerciale e alberghiero nei Portici di Montagna superiori, dove è stato ridisegnato anche un passaggio. Da vedere sono anche gli edifici del rione Steinach, soprattutto in via Haller, dove il quartiere è stato notevolmente riqualificato grazie a ristrutturazioni e ampliamenti.


Esistono anche dei casi in cui è avvenuto l’esatto contrario, come degli orrori edilizi che si scontrano con il suo personale senso estetico?

Non voglio parlare di edifici singoli, ma vorrei affrontare piuttosto il tema dell’urbanistica. Purtroppo, l’esemplare pianificazione urbanistica di Merano degli anni antecedenti la Prima Guerra Mondiale non è stata portata avanti dopo il 1945: l’urbanistica e l’architettura urbana che avevano dato vita al paesaggio urbano sfaccettato di una città termale di rilievo, non sono più state una priorità nei decenni del dopoguerra. Questo è ben visibile in molte zone, soprattutto dove la costruzione su larga scala successiva al 1945 è avvenuta in assenza di una pianificazione urbana.


Lei e Andreas Kofler siete arrivati anche a curare una mostra sul lavoro di Armando Ronca. Questo è stato possibile grazie alla pubblicazione sull'Eurotel (di cui lei è co-curatrice), inaugurato nel 1959, realizzato da Armando Ronca, e facente parte di una grande catena (circa 85 di questi Eurotel sono stati costruiti in Europa tra gli anni Cinquanta e Ottanta). Cos’è che l’affascina dell'Eurotel?

Trovo affascinanti sia l'architettura che l'idea imprenditoriale alla base del progetto Eurotel. In fase di progettazione ancora situato nelle immediate vicinanze del Grand Hotel Meranerhof e della Chiesa Anglicana, per il progetto pilota di questo nuovo tipo di hotel l’attenzione era rivolta all’integrazione nel contesto spaziale e alla progettazione di una facciata rappresentativa e memorabile. Armando Ronca, il progettista di questo edificio, è riuscito nell'intento combinando due strutture che riprendono la linea stradale di Viale delle Terme a nord e la curvatura di via Garibaldi a ovest. I prospetti principali sono strutturati in modo plastico, i solai dei piani e le fasce verticali danno ritmo alle facciate.


Ci potrebbe parlare del percorso dell’Eurotel nel corso dei decenni?

L’Eurotel in via Garibaldi non è considerato solo una delle opere principali di Armando Ronca a Merano: con questo edificio, nel 1959 venne realizzato per la prima volta il progetto di una nuova forma di albergo. Il sistema Eurotel combina l’idea dell’hotel con quella del condominio. Armando Ronca sviluppò l'idea di questo tipo di albergo insieme ai Vanzo, una famiglia di immobiliaristi di Bolzano, e Merano fu scelta come prima sede per questo progetto. Dopo l'apertura nel 1959, seguirono una serie di altri edifici sul modello di Merano. Gli Eurotel non sono presenti solo in Italia, bensì anche in Germania, Svizzera, Austria, Belgio, Spagna e Paesi Bassi. Questo modello di business ha funzionato con successo per oltre due decenni. Gli elevati oneri amministrativi, il calo della domanda e i problemi finanziari hanno portato alla loro conversione in appartamenti privati (come a Merano) o in hotel convenzionali a partire dalla fine degli anni '80. Di conseguenza, dei 36 Eurotel originari, ora due terzi sono hotel a 3 o 4 stelle.
Tutela degli insiemi: è importante per Merano? E se sì, perché?

Durante il XIX secolo, nel corso del processo che l’ha portata a diventare una città termale di rilievo, Merano ha pianificato espansioni urbane che sono state costruite su edifici contemporanei, soprattutto alberghi e ville con giardini simili a parchi. Merano si guadagnò la fama mondiale di città termale della monarchia, raggiungendo a un paesaggio urbano che la caratterizza ancora oggi. Questa preziosa struttura urbana deve essere preservata, e uno strumento importante a tal fine è la tutela degli insiemi. In questo contesto, Merano è messa piuttosto bene: ci sono in totale 41 zone di tutela degli insiemi, che si riferiscono in particolare agli edifici dell'epoca della città termale antecedenti la Prima Guerra Mondiale, ma vengono protetti anche gli edifici degli anni '20 e '30 del Novecento. Ad oggi, gli edifici degli anni '50/'60 non sono presenti nei piani di tutela degli insiemi e dovrebbero essere presi in considerazione nella prossima revisione.


Può citare uno o due edifici di Merano che secondo lei sono completamente sottovalutati o raramente sotto i riflettori?

Invece di singoli edifici, vorrei citare gli spazi verdi (pubblici e privati) con gli alberi alti, storici e talvolta esotici che contraddistinguono Merano dalle altre località dell’Alto Adige. Secondo me, anche i cimiteri sono luoghi speciali di Merano. Non sono solo aree progettate in modo eccellente, ma anche testimonianze storiche della città termale di fama mondiale di un tempo. In particolare, i cimiteri protestanti ed ebraici offrono uno spaccato della storia di Merano.


Nata nel 1956 a Rennerod (Germania), Magdalene Schmidt lavora come architetta a Merano dal 1989. Oltre alla sua attività principale, si occupa di teoria dell'architettura e di temi urbanistici e realizza progetti nel campo dell'urbanistica e della storia urbana. A lei vanno attribuite conferenze, visite guidate e mostre, collaborazioni e numerosi contributi a pubblicazioni e libri sul tema dell'architettura e dell'edilizia a Merano.


Agosto 2024